L'idea stessa che potesse esserci acqua in forma ghiacciata sul nostro satellite naturale, ha proseguito il direttore della Planetary Science Division della Nasa Jim Green, per gli specialisti della Luna "è stata una sorta di caccia al sacro Graal, iniziata il giorno stesso in cui i primi campioni vennero riportati a Terra dalla missione Apollo".
In equilibrio incerto tra prudenza ed entusiasmo la conferenza stampa che per più di un'ora ha raccolto a Pasadena, in California, alcuni dei maggiori esperti dei programmi Nasa per lo studio della Luna ha confermato che l'agenzia spaziale americana ha trovato molecole d'acqua e idrossile sulla Luna. E questo è un fatto storico.
Indagine incrociata La scoperta viene attribuita ai dati raccolti da M3 (Moon Mineralogy Mapper), lo spettrografo che analizza la composizione geologica del satellite, inviato dalla Nasa a bordo della navicella indiana Chandrayaan-1, ma come spesso accade si rafforza solamente attraverso l'integrazione di indiagini e studi differenti. La professoressa Carle Pieters della Brown University, che in qualità di capo della ricerca ha avuto diritto al primo accesso ai dati mandati dallo strumento al centro spaziale indiano di Bangalore, ha ricordato lo stupore provocato dai primi invii: "semplicemente non credevamo ai nostri occhi.
I dati erano chiari, espliciti e la presenza di molecole d'acqua e idrossili diffusa sull'intera superficie della Luna". Ci sono volute molte settimane di lavoro e l'incrocio dei dati con quelli raccolti dalle sonde esplorative Deep Impact e Cassini per arrivare alla pubblicazione. "Ora che siamo certi che l'acqua ci sia – ha spiegato la Pieters – dobbiamo chiederci come ci è arrivata. Vento solare, evaporazione interna, impatto di una cometa, tutto è possibile, nulla va escluso anche a costo di mettere in discussione le nostre conoscenza della fisica".
Quanta acqua c'è? Grande prudenza anche sulla quantità complessiva dell'acqua presente, un tema critico per le implicazioni sull'impiego della Luna come miniera a cielo aperto o come base per l'esplorazione degli altri pianeti del sistema solare. Jim Green per rispondere alla domanda ha mostrato una bottiglietta di plastica d'acqua da mezzo litro e dopo averne versato più di metà del contenuto ha spiegato che quello che rimaneva era forse la quantità d'acqua che sarebbe possibile raccogliere in una tonnellata di terriccio lunare.
Poi una postilla: "le molecole d'acqua di cui parliamo sono presenti solamente sullo strato superificiale del satellite" e non sappiamo se sono presenti anche negli strati inferiori. Come dire, la tonnellata di materiale da spremere andrebbe praticamente pettinata dalla superficie e non semplicemente scavata.
La Pieters si è poi spinta a ipotizzare la presenza di mille molecole d'acqua per milione di parti, ma ha detto che l'indagine delle zone polari potrebbe anche regalare dei "giacimenti" di maggiore consistenza. Proiettili contro la Luna L'indagine sulla presenza dell'acqua sulla Luna prosegue intanto a ritmo serrato.
Il 9 ottobre prossimo la navicella esplorativa americana LCROSS scaglierà contro il nostro satellite naturale due proiettili balistici. Lo scopo è quello di sollevare letteralmente un polverone e analizzarne la composizione con tutti gli strumenti tarati per individuare la presenza di ghiaccio d'acqua. Il bersaglio di questa insolita operazione è stato individuato nel cratere di Cabeus A, non lontano dal polo sud lunare.
La speranza è che il punto di impatto possa un giorno diventare la miniera di idrogeno e ossigeno capace di alimentare la prima colonia umana sul nostra satellite.
(da Il Sole 24 ore)