mercoledì 27 maggio 2009

Corea del Nord: non si fermano i lanci nucleari

da Il Giornale
La Corea del Nord non lascia. Raddoppia. E sfida il Consiglio di sicurezza dell’Onu che lunedì notte, poche ore dopo il test atomico sotterraneo aveva votato una dura risoluzione di condanna. Ma ieri mattina Pyongyang ha lanciato due missili a corta gittata, mentre i media del regime davano fiato alla propaganda, denunciando l’America che, nonostante Obama, non ha rinunciato alla politica imperialista. Nella nottata i missili sono diventati tre o, secondo fonti di Seul, addirittura quattro con intenti sempre più provocatori, se davvero indirizzati verso alcune acque territoriali contese con la Corea del Sud.La crisi è seria. Il mondo deve reagire e infatti il Consiglio di sicurezza ha già avviato le consultazioni per approvare una seconda risoluzione che dovrebbe proporre nuove sanzioni economiche. Ma il Palazzo di vetro, da solo, non riuscirà a piegare il leader supremo Kim Jong Il; perché la Russia, ma soprattutto la Cina non sembrano disposte ad approvare misure troppo dure. Ma non solo.A decidere l’esito di questa crisi saranno ancora una volta gli Usa. E gli sguardi di tutti sono puntati su Obama, chiamato ad affrontare la prima vera crisi mondiale da quando si è insediato alla Casa Bianca. Fino a oggi i sorrisi, le promesse e a tratti persino le lusinghe, in Asia, in Europa, nell’America latina, in Africa sono serviti a migliorare l’immagine degli Usa. Ma non servono a fronteggiare un dittatore che guida un Paese dove decine di migliaia di persone muoiono di inedia. E che possiede la bomba atomica. Altro che ammiccamenti, occorre una risposta forte, che a parole è arrivata. «Se la Corea del Nord vuole continuare a provocare la comunità, dovrà essere pronta a pagarne il prezzo», ha ammonito l’ambasciatrice statunitense all’Onu Susan Rice. Ma concretamente che cosa può fare Washington?La risposta degli esperti dell’amministrazione è sconsolata: ben poco. Negli ultimi quindici anni è stato tentato di tutto. Clinton provò a blandire Pyongyang fornendo impianti per produrre energia nucleare e dal petrolio. Bush, all’indomani dell’11 settembre, citò la Corea del Nord tra i Paesi dell’Asse del male, al pari dell’Iran e dell’Irak di Saddam Hussein; quindi tentò di portarla al collasso imponendo dure sanzioni economiche e il sequestro dei beni all’estero di Kim Jong Il e dei suoi familiari.Poi lo stesso Bush cambiò idea, imboccando la via del negoziato multinazionale, assieme alle potenze della regione e alle Nazioni Unite, che permise di raggiungere un accordo per lo smantellamento degli impianti nucleari, ora denunciato da Pyongyang.Un’opzione ci sarebbe: gli Usa non hanno ancora applicato il blocco navale, sebbene sia stato autorizzato dall’Onu qualche anno fa. Ma Pyongyang ha fatto sapere che lo considererebbe un’aggressione e dunque un atto di guerra. È un bluff o fa sul serio? E dunque Obama è disposto a rischiare una crisi militare nel sud est asiatico che affosserebbe la speranza di una ripresa economica e lo costringerebbe a schierare le forze armate a difesa della Corea del Sud e forse anche del Giappone?La risposta più probabile è no. E allora non resta che tentare ancora una volta il dialogo, alternando la carota e la minaccia del bastone. Con cautela, sedando le ansie di Kim Jong Il, che teme di essere spodestato e che vorrebbe approfittare di questa crisi per passare il potere al terzogenito. Il dittatore è malato, insicuro, ansioso; e dunque meno prevedibile. Un problema in più per Barack Obama.

mercoledì 20 maggio 2009

Cartoon: "vecchie" & "nuove" generazioni

“Mi piacciono le Winx!”
Un’esclamazione molto comune che si sente ripetere più volte dalle piccole intervistate. E come biasimarle. Sono belle, sono alte e sono magre. E in più hanno dei meravigliosi poteri magici. E infatti sempre dalle piccole labbra innocenti della nuova generazione femminile sentiamo uscire affermazioni come: “Vorrei essere come Bloom, anzi no come Stella” e ancora “Vorrei avere i loro poteri magici”, “Mi piacerebbe volare come loro”.
Catapultate completamente, anima e corpo nel mondo di Gardenia, le bambine di oggi non sognano più, come la generazione vissuta a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, dicevamo, non sognano più il principe azzurro, ma sognano di poter volare.
E se ciò non bastasse, allora puntano il loro sguardo “innocente” sulle minigonne e i top “alla moda” delle giovani fate. Perché sebbene privi di contenuti e principi o ancora di ideali come quelli che hanno fatto la storia dei “vecchi” cartoni, la “nuova” generazione punta l’obiettivo, per affermarsi e fidelizzare il piccolo pubblico, sull’aspetto.
Ovviamente non ci siamo dimenticati della generazione maschile. Anziché volare, che “è una cosa da femmine” (come dicono loro), sognano di poter trovare un Pokèmon come il giovanissimo Ash Ketchum della città di Pallet. Potremmo definirlo il “cane” moderno!
Ma, dove sono finite le “vecchie” generazioni di cartoni animati? A questa domanda potremmo rispondere dicendo che vivono ancora nei cuori di quella vecchia generazione che oggi compie all’incirca i suoi 24-26 anni d’età e che facendo zapping in televisione non la riconosce più.
Gli anni ’80, i nostri anni, sono anche gli anni di Pollon, Memole, Lady Oscar. Tutti cartoni che possiamo raggruppare per trame. Ad esempio:
Cartoni le cui avventure ruotano attorno ad una passione del protagonista, un sogno che si vuole realizzare e che spesso coinvolge il mondo dello sport. In questo gruppo vanno inseriti Holly e Benji, Mila e Shiro, … per accontentare ambo i sessi.
Ma abbiamo anche Cartoni animati che hanno ripreso e sviluppato il tema della magia e il possibile incontro dei protagonisti con mondi surreali e fantastici. Qui vanno inseriti Memole dolce Memole, Creamy, …
Un altro gruppo presenta al mondo dei più piccini, o almeno presentava, degli esempi di comunità o piccole società, come i Puffi.
E poi ancora non vanno dimenticati i cartoni animati a sfondo storico come il classico e leggendario Lady Oscar o Pollon.
Infine, per non deludere le più romantiche, dobbiamo ricordare Kiss me Licia o Piccoli problemi di cuore, che trattano il tema dell’innamoramento.

Ogni storia aveva un forte rimando a temi sociali, quali disabilità (Memole), la sessualità (Georgie), e l’importanza della famiglia (Candy, Hello Spank, l’Uomo Tigre). Non sono rari, nemmeno, cartoni in cui il protagonista è un bambino orfano alla ricerca della propria madre o del proprio padre. Il messaggio che indirettamente si trasmette al mondo dell’infanzia non fa altro che rinviare al ruolo cruciale che la famiglia ha nella vita di ogni bambino. Non è nemmeno un caso, infine, che i più piccini abbiano accanto un cane (Belle e Sebastiene) e questo per avvicinare ancora di più i più piccoli al mondo degli animali: un modo per combattere la solitudine e per instaurare un vero rapporto di amicizia.
Cartoni che hanno fatto la storia, che ci hanno fatto innamorare, che ci hanno incoraggiato a seguire i nostri sogni, a non demordere davanti le difficoltà (per quanto piccole potessero essere), che ci hanno tenuto compagnia, che ci hanno fatto crescere e che ancora oggi, quando ne parliamo, riempiono il nostro cuore di un calore quasi familiare.
“Era come se fossi io la protagonista di Kiss me Licia”, “Con le mie amiche facevamo finta di essere come Mila, improvvisavamo una rete di pallavolo al centro del garage e iniziavamo ad urlare “Attak!”
E se pensate che siano solo le ragazzine ad immedesimarsi in un cartone animato, resterete stupiti nel sentire un ragazzo, oggi di 25 anni, dire: “Quando ero piccolo mi sono iscritto a calcetto perché volevo diventare bravo come Holly” e poi “Io e i miei compagni di classe quando terminavamo i compiti, uscivamo fuori per la strada e iniziavamo a giocare a calcio. Le porte erano i garage chiusi o delle cassette di legno al centro della strada”.
E oggi? Cosa è successo oggi?
Nel 1997 e subito a seguire, nel 1999 sono nati rispettivamente i Pokemon e i Digimon. I primi sono delle creature immaginarie che possono essere allevate dagli esseri umani. E chi li allena può diventare maestro di Pokemon, ovvero raggiungere il maggior grado di abilità come allenatore.
Nei Digimon, sette bambini prescelti sono scaraventati nel mondo di Digiworld per combattere i virus che stanno invadendo e distruggendo il pianeta. Ciò che li accomuna è il forte legame c on il mondo dei giochi elettronici. Mentre, infatti, i Pokemon trovano la loro ispirazione dall’omonimo gioco lanciato dalla Nintendo nel 1995, i Digimon si rifanno ai Tamagotchi, giochi elettronici portatili a forma di uovo creato nel 1996.
Ciò che è stato detto sulle new entry del piccolo schermo può bastare per far capire che il legame con le problematiche caratteristiche della vita di ogni giorno è sparito, lasciando spazio alla fantasia più sfrenata.
Ma non è finita qui. Viene partorita, negli stessi anni, la serie delle Witch (tratta dal fumetto pubblicato dalla Disney Italia). Sono cinque ragazze apparentemente come le altre, dotate di super poteri straordinari.
E come se non bastasse, ecco che vengono al mondo anche le Winx, l’idolo di tutte le bambine.
Queste nuove serie di cartoni animati lasciano fuori ogni tematiche esistenziale e favoriscono le storie che interessano i mondi fantastici.
Come dicevamo prima, private dei contenuti basilari, che potrebbero far crescere socialmente e culturalmente la piccola generazione, proprio come avevano fatto fino a quel momento i classici Disney e i “vecchi” cartoni, la “nuova” generazione di cartoni animati deve puntare ad altro. Come per magia, deve trasformarsi, deve introdurre una novità.
La trasformazione nasce da un progetto di collaborazione tra la Disney e lo Ied Moda Lab dell’Istituto Europeo di Design di Milano: minigonne, top all’ombelico, tessuti high-tech e suggestioni etniche. Questo è il look delle Witch, che non ha nulla da invidiare a quello delle loro colleghe Winx.
Il fenomeno è stato etichettato come “Tweening”, adolescenza retrodatata, che indica la tendenza da parte delle bambine di sette/otto anni a usufruire di prodotti destinati alle tredici e quattordicenni.
Già in seconda elementare le bambine usano cosmetici, gonne che di poco sfiorano l’indecenza, magliette microscopiche e trasformano i corridoi delle scuole in vere e proprie passerelle per testare chi tra loro è la più bella, la più magra, la più alla moda.
I bambini sono attenti oggi a quello che gli eroi e le eroine dei cartoni indossano e a come si muovono: confrontandosi forse con trame che poco hanno a che fare con la loro piccola vita, preferiscono concentrarsi sullo stile del proprio personaggio preferito.
L’interesse sembra essersi spostato da ciò che il personaggio fa e sente a ciò che il personaggio indossa e rappresenta.
E come se non bastasse imitare le proprie beniamine in abiti e trucchi, ci si cimenta in prove di volo che finiscono male a meno che un adulto non intervenga, a prove di magia che lasciano delusi e dulcis in fundo ci si confonde. Le bambine di seconda elementare, proprio come i loro coetanei di sesso maschile, non riescono più a distinguere il netto confine che separa finzione da realtà. Sognano di trovare un Pokemon credendo che questi esista veramente, continuano ad esercitarsi nel volo e nella magia sperando una mattina di svegliarsi e avere le ali o di rilasciare dalla punta delle dita una sorta di polverina magica che le renda speciali.
“Noi almeno sognavamo solo di stare in aria il più a lungo possibile per fare una schiacciata mitica come quella di Mila. Ma ovvio che sapevamo che era finto. Mia sorella quando dice «vorrei proprio avere le ali come Bloom» usa la stessa mimica facciale di quando dice «speriamo che la maestra non mi interroghi» e ciò è preoccupante. A volte sembra che non distingua più il possibile dall’impossibile”.
Alcuni personaggi del passato, però, sono tuttora presenti nell’immaginario dell’infanzia di ieri e oggi. Basta pensare a Topolino e alle sue frequenti apparizioni ne “La Casa di Topolino”. Altri eroi, invece, sono stati dimenticati e altri ancora mai conosciuti dai bambini nati negli anni Novanta.
Quasi tutti bambini della nuova generazione, alla domanda, “Ti piace Hello Spank?”, risponderanno “Che cosa?”
Ma, in un recente sondaggio realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro, del 2007 si scopre che l’infanzia di oggi non ha dimenticato eroi ed eroine del passato. In questo senso colpisce l’alta percentuale di bambine, il 25%, che vorrebbe essere Cenerentola, mentre il 22,2% dei bambini sogna di diventare Spiderman. Sono percentuali significative in un mondo dove i veri valori perdono di consistenza per lasciare spazio ad ambizioni e illusioni. Sembra un forte segnale lanciato dal mondo dell’infanzia e forse sarebbe il caso di prendere la palla al balzo per far sì che la “vecchia” generazione possa tornare a fiorire.

martedì 19 maggio 2009

Bioetica, Fini: il Parlamento non deve farsi guidare dalla Fede

La religione resti fuori dal Parlamento. Gianfranco Fini conclude la sua parabola laicista e dice chiaro e tondo che le leggi si devono fare senza il condizionamento dei "precetti di tipo religioso. Una presa di posizione netta che chiude il cerchio dei suoi innumerevoli strappi di questo ultimo anno sui temi eticamente sensibili (dal testamento biologico alla fecondazione assistita alle coppie di fatto); e che mette in allarme la Chiesa, e, trasversalmente, la 'rappresentanza' cattolica che siede sugli scranni parlamentari.

Scoppia così un nuovo caso politico con uno scontro a distanza tra il presidente della Camera e le alte sfere ecclestiastiche, spalleggiate dall'Udc ma anche dalla componente cattolica del Pdl. Occasione per l'"outing" di Gianfranco Fini, un incontro con gli studenti di Monopoli sulla Costituzione, durante il quale si è affrontato il tema della bioetica. Il presidente della Camera ha risposto di buon grado puntualizzando che il Parlamento "deve fare le leggi non orientate da precetti di tipo religioso. Il dibattito sulla bioetica è complesso - ha rimarcato - e mi auguro che venga affrontato senza gli eccessi propagandistici che ci sono stati da entrambe le parti perché queste sono questioni nelle quali il dubbio prevale sulle certezze". Affermazioni che Monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, ha voluto subito esorcizzare: "La Chiesa cattolica non ha mai pensato di imporre al Parlamento italiano 'precetti religiosi'", ma "non tacerà sui temi di bioetica, che riguardano i diritti umani, i dettami costituzionali, la stessa razionalità umana e il bene comune". E poi, non si tratta di "precetti religiosi - ha protestato il vescovo - ma di "argomenti basati sulla ragione e sul diritto", e il fatto che "vengano portati avanti dal clero o da organismi cattolici non deve consentire a nessuno di considerarli come prodotto di una razionalità minore". Ecco perché - è stata la conclusione battagliera di mons. Sgreccia - "tanto più forte faremo sentire la nostra voce".


Da subito ha alzato i suoi decibel l'Udc che, con Luca Volonté, ha gridato contro "l'indegno attacco laicista" di Fini; un affondo che - ha accusato - "discrimina i credenti" come "nei totalitarismi neri del '900'' e che aggredisce "la libertà e la dignità della chiesa". Toni durissimi stemperati poi da Pier Ferdinando Casini, che ha definito "ovvie" le parole del presidente della Camera, ma ha anche plaudito a quanti in Parlamento si fanno paladini nelle battaglie sui "valori e sui principi che - ha osservato - ormai non hanno diritto di cittadinanza in politica". Sorpresa e irritazione nel Pdl. Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ha detto che Fini "sbaglia e si pone su un piano di scontro ideologico molto lontano dalla laicità positiva da lui stesso evocata".


"Ognuno - ha tuonato - ha il diritto e il dovere di difendere ciò in cui crede. Sempre". E Gaetano Quagliariello, vicepresidente del Pdl al Senato, ha bacchettato il presidente della Camera perché le sue affermazioni possono ingenerare "equivoci" evocando l'immagine di uno stato "teocratico" lontano dalla realtà. Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare con delega alle questioni di bioetica, ha detto che non vede leggi ispirate a precetti religiosi, e ha citato ad esempio la legge 40 che "é molto equilibrata.

mercoledì 13 maggio 2009

Oggi alla Camera si voterà il ddl sulla sicurezza

Blindato dal governo che vi ha posto la fiducia - come se ciò fosse una novità - oggi alla Camera sarà votato il disegno i legge sulla sicurezza che ha fatto tanto discutere. Un decreto che rende reato la clandestinità (punto su cui l'Unione Europea ha lungo dibattuto affinchè l'Italia cambiasse rotta), introduce le ronde (punto che ha visto scioperare le forze armate perchè tanto non contano niente), prolunga da due a sei mesi la permanenza degli irregolari nei Centri di identificazione ed espulsione e inasprisce il carcere duro ai boss.

E tra le tante, l'ultima polemica è esplosa alla vigilia sul destino dei figli dei clandestini che secondo l'interpretazione del testo - successivamente smentita dal governo - richiederebbero l'adottabilità.
La norma imporrebb agli stranieri di mostrare il permesso di soggiorno per accedere agli uffici pubblici, eccezion fatta - per fortuna - per le scuole dell'obbligo e per gli ospedali.
E Donatella Ferranti, del Pd, subito attacca: "Se una donna clandestina partorisce in Italia, ma non è in possesso del passaporto, non può conoscere neanche il proprio figlio, oltre a non poterlo iscrivere all'anagrafe. Se poi venisse espulsa suo figlio verrebbe messo in adozione".
"Alla puerpera irregolare - continua - viene dato, per il periodo della gravidanza e del parto, una sorta di permesso di soggiorno provvisorio. Ma perchè il questore glielo possa dare la clandestina deve avere il passaporto che molto spesso non ha. E allora, per sottrarsi al pericolo di denuncia dell'ufficiale di stato civile eviterà di registrare la nascita". Avremmo così, in Italia, tanti bambini "invisibili".

Ma il sottosegretario all'Intero, Alfredo Mantovano, corre ai ripari e smentisce e subito viene appoggiato dal ministro Roberto Maroni: "E' falso che nel ddl ci sia una norma per cui i bambini clandestini potrebbero essere immediatamente adottabili. La legge Bossi-Fini prevede la concessione automatica del permesso di soggiorno di sei mesi dalla nascita del bambino sia per il figlio che per i genitori". E non arrendendosi davanti alla prospettiva che questa legge sia ritenuta "razzista", la relatrice del ddl Iole Santelli aggiunge: "A quel punto entrambi possono iscriverlo all'anagrafe".

Ma nel ddl resta il reato di clandestinità. Chi lo commetterebbe? E cosa si rischia?

Per chi affitta una casa ai clandestini è previsto il carcere fino a tre anni. La cittadinanza italiana costerà 200 euro, mentre il permesso di soggiorno tra gli 80 e i 200 euro. Eh la crisi! Le casse dello Stato vanno riempite e quindi perchè non strappare via dei soldi immaginari anche agli stranieri che giungono sulla penisola italiana proprio per trovare lavoro...

venerdì 8 maggio 2009

Esami comprati: Le lauree saranno revocate!


NAPOLI — Il record è di Alessandra, studentessa fuori corso ormai da molti anni: un­dici esami falsi, tra cui Diritto commerciale, Diritto civile, Procedura civile, Economia politica. Come lei molti altri iscritti alla Federico II, facoltà di Giurisprudenza, avevano comprato gli esami. Avevano cioè pagato i bidelli perché al­terassero le «camicie», vale a dire i verbali di esame, ag­giungendo i loro nomi a quel­li degli studenti che effettiva­mente avevano sostenuto le prove. Lo scandalo scoppiò l’au­tunno scorso.
Ieri gli agenti della Digos, coordinati dal vi­cequestore Antonio Sbordo­ne, hanno perquisito le abita­zioni di quattro studenti (tra cui Alessandra) e tre bidelli, sequestrando computer, agende, telefonini. Non sono saltati fuori, però, i libretti universitari, che gli investiga­tori cercavano per avere la controprova dei falsi. L’in­chiesta è del pm Giancarlo Novelli, della sezione reati contro la pubblica ammini­strazione. Una quarantina gli indagati con le accuse di cor­ruzione e falso, in gran parte studenti. Tutti fuori corso, tutti di età non verdissima, hanno pagato alcune migliaia di euro a esame; le tariffe, è emerso dalle indagini, varia­vano a seconda del voto. Il meccanismo della falsifi­cazione è quello arcinoto e già accertato nel corso di in­chieste analoghe. Il docente, prima di ogni seduta d’esa­me, riceve dal bidello le «ca­micie » in bianco; le restitui­sce al termine della seduta, compilate con i nomi degli studenti esaminati, i voti e la firma. Anziché riportare le «camicie» in segreteria, i bi­delli ne sostituivano una, rifa­cendola da capo e aggiungen­do i nomi di uno o due stu­denti; ovviamente, falsificava­no le firme dei docenti.
Ad ac­corgersi che qualcosa non an­dava è stato, alcuni mesi fa, proprio un bidello, che aveva riscontrato anomalie nei nu­meri di verbale. La Federico II, d’intesa con la Procura, sta ora facendo una verifica su tutti gli esami sostenuti nella facoltà di Giurisprudenza fi­no al 2006; quelli irregolari sa­ranno revocati.
Alcuni degli studenti che hanno comprato gli esami, è emerso dai con­trolli, hanno già conseguito la laurea: sarà revocata anche quella. Le verifiche in corso sono più rapide nei casi in cui i professori abbiano pro­pri appunti con le date degli esami e i nomi degli allievi che li hanno superati. Sulla vi­cenda è intervenuto il presi­de di Giurisprudenza, Lucio De Giovanni: «Ribadisco che questi episodi indegni sono stati tempestivamente denun­ciati dalla nostra amministra­zione a seguito dei costanti controlli da essa esercitati. Ho poi offerto e continuerò ad offrire all’autorità giudizia­ria ogni collaborazione affin­ché eventuali colpevoli siano giustamente perseguiti. Pro­prio il fatto che sia stata la no­stra Università ad accorgersi di tali irregolarità dimostra quanto sia efficace il sistema di controllo interno a garan­zia dei tantissimi studenti onesti». Tra le prove raccolte dagli investigatori ci sono le inter­cettazioni di alcune telefona­te intercorse tra bidelli e stu­denti: colloqui avvenuti qua­si sempre in prossimità delle sessioni d’esame.

giovedì 7 maggio 2009

Il guardiano dell'isola "dei sogni"!


Tra quasi 35 mila candidati da tutto il mondo ha vinto lui: Ben Southall, inglese, 34 anni, ha ottenuto quello che molti hanno definito “il lavoro più bello del mondo”. Sarà lui il custode ben pagato della tropicale Hamilton Island, presso la grande barriera corallina in Australia.
Oltre 35 mila candidatiSouthall, che finora faceva il "cacciatore di finanziamenti" per attività di beneficenza, vanta una passione per il bungee jumping, ma è sa anche cavalcare struzzi. Caratteristiche che gli hanno permesso di sbaragliare una concorrenza di quasi 35 mila candidati.
Alla fine è stato scelto tra 16 finalisti provenienti da 15 paesi e oggi è stato nominato con una cerimonia sull’isola. Da domani riceverà un compenso pari a 75 mila euro per vivere sei mesi nell'isola e promuoverne l'immagine curando un apposito blog.
12 ore di lavoro al mese, villa sulla spiaggia e 75 mila euro di stipendioSouthall e gli altri 15 finalisti (nessun italiano, sebbene dall'Italia fossero state presentate oltre 1.000 domande) hanno trascorso gli ultimi quattro giorni nell'isola per una selezione che comportava navigazione in barca a vela, snorkelling, immersioni subacquee e scorpacciate di pesce alla griglia, oltre a dimostrare capacità di blogging.
Il vincitore assumerà il gravoso incarico dal primo luglio. Lavorerà 12 ore al mese, avrà la possibilità di vivere in una villa sul mare con tre stanze e trasporti aerei gratis. Oltre a curare il sito internet dovrà dar da mangiare alle tartarughe e osservare le balene di passaggio.
Il portavoce dell'ente turismo del Queensland, Anthony Hayes, ha sottolineato il successo del concorso, che fa parte di una campagna per rilanciare il mercato turistico, e ha già generato l'equivalente di oltre 55 milioni di euro in pubblicità internazionale.