sabato 31 gennaio 2009

La radio: semplice questione di malaffare?

Nessuno può dire di non aver mai ascoltato per radio brani come “Un kilo”, “Tre parole”, “Ascolta il tuo cuore”. Tutti brani di artisti differenti ma che hanno fatto la storia delle nostre radio. Che ci hanno accompagnato senza che noi ce ne accorgessimo per tutte le vacanze estive o natalizie, o ancora tutte le mattine quando andiamo a lavorare e tutte le sere quando torniamo distrutti a casa.
E allora tra noi pensiamo che, essendo trasmessa tre volte al giorno, se non anche di più, sette giorni su sette, la gente da casa l’avrà votata. Avrà espresso il proprio gradimento, la propria preferenza verso quella determinata canzone e non verso un’altra che magari, a nostro modo di vedere la cosa, potrebbe risultare migliore.

Ma è proprio su questo punto che ci sbagliamo! Vi siete mai chiesti se la nostra opinione conta veramente? Vi siete mai chiesti chi sceglie e con quale criterio sceglie le canzoni da mandare in onda? Vi siete mai chiesti come vengono create le hit del momento, della settimana o del mese o ancora dell’anno?

Secondo un’analisi che ha preso come oggetto varie case discografiche e vari network, possiamo dire che il legame che unisce le prime ai secondi è un legame di opportunismo reciproco, di sostegno e sfruttamento.

La casa discografica decide di promuovere un singolo definito “più commerciale”, “più pop” e che, soprattutto rientra nei tre minuti e mezzo. Perché? Perché i network devono guadagnare proprio come le case discografiche e per far questo devono mandare in onda più brani possibili. Brani di cinque minuti tolgono spazio ad altri brani e quindi a capitali. E allora si da il via alla selezione di brani “brevi”, per ottimizzare il tempo e lo spazio e aumentare i capitali.

Molte volte succede che il singolo mandato in onda non è il più bello, ma il più orecchiabile. Quel tipo di brano che anche se non trovi bello, ha un motivetto così semplice che canticchi sotto la doccia, o in macchina in mezzo al traffico e non riesci più a toglierti dalla testa anche se lo trovi insopportabile.

E anche in questo caso, possiamo utilizzare un termine molto frequente nel nostro vocabolario anche se ad alcuni potrà sembrare molto forte e usato a sproposito. Si può parlare di Mafia. Perché?

La storia ha inizio negli anni ’90 quando le case discografiche non erano in grado di controllare il numero e la frequenza dei passaggi delle loro canzoni sulla radio. Per questo motivo le etichette discografiche chiesero ad una società di rilevazioni di inventarsi un metodo per monitorare le emittenti private più importanti. Nacque così il Music Control: il mezzo di rilevazione dei passaggi radiofonici con la funzione di conoscere l’effettivo air play (ossia quante volte una canzone viene trasmessa su una stazione radio) di un brano sul territorio nazionale. Da qui si possono stilare le classifiche dei brani più ascoltati. Ma per capirci meglio riportiamo un esempio fatto da Gianni Togni sul suo Blog: “il Sig. Emi Italia (amministratore delegato di una major) deve far vedere al Sig. Emi International (il suo capo) che ha lavorato bene. Come? Se il brano dell’artista da lui promosso passa su tutte le radio vuol dire che la promozione ha lavorato al meglio, anche se poi il cd ha venduto poco.

Ammettendo che ciò sia vero, bisognerebbe affermare che Music Control è diventato l’unico mezzo a disposizione delle major per esercitare pressione sulle radio, limitando la libertà di scelta e di selezione dei prodotti da una parte (se si vuole un singolo in anteprima allora devi mandare in onda anche quest’altra canzone), e aumentandone il potere sul mercato dall’altro lato (se è così utile alle case discografiche allora queste devono investire sulle frequenze della radio presa in considerazione) in modo tale da riuscire a giustificare il proprio lavoro anche all’estero.

Music Control produce dei risultati non reali e completamente falsati in quanto con questo sistema si sale in classifica a seconda del numero di passaggi d’airplay. Così le hit suonano sempre presunti successi decisi a tavolino: poche canzoni più volte al giorno.

Questo sistema di “mercato fittizio” è così ben radicato nelle radio che ormai non si fanno più indagini di gradimento per sapere quali sono i brani preferiti dal pubblico, ma si cerca di capire quando un brano ha stancato.
Questo nuovo metodo condiziona anche il mondo del manageriato, che in base alle classifiche sviluppate da Music Control organizzano spesso tour faraonici per i personaggi con più air play, mentre diventa sempre più difficile scovare un angolino libero per chi offre idee innovative e dimostra vero talento.

Essendo ormai unico strumento a disposizione per stilare una classifica dei “più amati”, questo nuovo scenario porta in sé un “micidiale” effetto a catena: i programmi televisivi ospitano sempre gli stessi artisti che sono al vertice dell’airplay, i giornalisti parlano solo ed esclusivamente di loro, ecc.

Allora la domanda è “Come si arriva ad essere suonati dai network?” Potremmo semplicemente rispondere dicendo che dietro a tutto ciò nasce, cresce e ci divora una vera truffa!
Per emergere dalle acque della quotidianità, o meglio per cavalcare l’onda, occorre fare un investimento di almeno sei spot pubblicitari quotidiani che possono costare anche 70 mila euro per 15 giorni (ovviamente parlando solo dell’investimento che si fa su una sola radio).

Molte volte ciò non è sufficiente per raggiungere la cresta: i palinsesti musicali vengono fatti al 99% dai direttori artistici che decidono autonomamente se il brano è o non è adatto allo standard della emittente e quindi decidere se mandarlo in onda oppure no. Ovviamente esiste una sorta di clientelismo, che spesso si tramuta in vera e propria corruzione: ma questo dove non succede?
Quante volte si decide liberamente, senza un secondo fine, in qualsiasi ambito ci si trovi, di privilegiare un artista sconosciuto solo per il suo talento? Mettendoci una mano sulla coscienza e rispondendo onestamente: zero volte!

Se un direttore artistico decide di mandare in onda un determinato brano lo fa perché qualche suo caro amico, magari, lo ha pregato in ginocchio, ma come dice Togni “quel bonario favore assomiglia fortemente a quello che ogni tanto fa ai suoi sudditi un boss o un padrino”.
Ma ovviamente c’è chi leggendo queste accuse, che possiamo trovare anche sul blog dello stesso celebre cantante di “Gloria”, il già sopra menzionato Togni, c’è chi si rifiuta d’accettare queste violente affermazioni e si difende dicendo che le major hanno il ruolo di promoters, i quali spesso sono figure private e che, previo compenso professionale, fanno questo lavoro di proposta. Un disco, un artista, può essere affidato a figure intermedie, che come gli intermediari immobiliari, presentano ai “clienti” gli appartamenti da vendere.

Walter Mameli, produttore di Cesare Cremonini, afferma che davanti ad un rifiuto non c’è promoter che tenga: il prodotto non va da nessuna parte. E continua affermando che il “reietto”, potrebbe trovare un qualche spiraglio di luce in qualche radio locale o minore.
“Le pressioni non sono altro che educate insistenze, ma che non avendo elementi di ricatto se non qualche anteprima o qualche intervista, lasciano il tempo che trovano”.

Di contro, Paolo Piva, speaker di RDS, afferma che è indispensabile riconoscere che nel mondo dello spettacolo (musica, radio, televisione, …) le pubbliche relazioni resteranno sempre parte integrante del lavoro di un artista a meno che qualcuno non le sbrighi per lui.
Bisogna conoscere la persona giusta al momento giusto, saper promuovere il proprio talento. Continua affermando che non esiste lo spazio per tutti i nuovi talenti e che proprio per questo motivo occorre fare una selezione.

E sebbene Piva con il suo intervento avesse voluto denigrare e sminuire le pesanti accuse rivolte al mondo della radio, alla fine non ha fatto altro che confermare quanto si è detto fin qui.
E per portare una testimonianza più vicina alla realtà di cui stiamo trattando e anche più concreta di supposizioni che potrebbero essere paragonate a parole gridate al vento; intervistando qualche personalità all’interno di RTL, questi hanno confermato che per emergere bisogna conoscere, che la radio da sola non decide nulla e che il deejay non è nient’altro che un uomo che mette in moto quegli strani aggeggi per riprodurre e mandare in onda la musica; tanto meno si da spazio agli ascoltatori di scegliere tramite il disco richiesta: è deciso tutto da un accordo economico tra le due parti.

La radio non può scegliere di sua spontanea volontà di promuovere un singolo perché andrebbe contro i legami con le major.

Cosa si può fare per evitare tutto questo? Beh sarebbe il caso di prendere come esempio i magistrati e le forze dell’ordine pubblico, quando si appellano a tutti i cittadini informati dei fatti di non avere timore e di farsi avanti affinché la giustizia faccia il suo corso, i cattivi puniti per il trionfo della verità e della libertà di cui tutti siamo padroni.

Denunciare i soprusi, e rifiutarsi di seguire delle “direttive” che vanno contro la libertà umana è già l’inizio per far sì che il cittadino da semplice merce, possa tornare ad essere colui che decide.

venerdì 30 gennaio 2009

Tre italiani su dieci risiedono in "via www.facebook.com"

Tre italiani su dieci, ragazzi tra i 18 e i 34 anni, che vivono in Italia centrale, usano il social network per ritrovare amici del passato o solo per "passare il tempo". Questo è l'identikit del popolo di Facebook!

Secondo l'istituto di ricerca, gli italiani privilegiano ancora la TV per tenersi informati, ma considerano l'offerta superficiale e diseducativa.

Sono solo il 38,1% degli italiani non è iscritto a Facebook, ma il 30,7% usa questa forma di comunicazione, mentre il 31,2% non conosce il significato del termine. Tra questi spiccano gli abitanti del Nord Est (49,5%), mentre risultano non informati sul fenomeno gli abitanti delle Isole (48,7%).


Per le notizie invece vince il piccolo schermo. Il 43,4% degli italiani usa la TV per tenersi aggiornato. La percentuale di chi compra o legge un quotidiano è decisamente più bassa (26%), superata solo da chi ha la tendenza a seguire i notiziari via radio (7,9%)

Per quanto riguarda la televisione, metà degli italiani la considera superficiale, il 22.5% diseducativa e il 9.3% volgare.

Pochi la ritengono in linea con i propri interessi (7.1%), utile alla conoscenza (3.9%) o divertente (3.8%). A bocciarla sono in particolare i giovani (24% tra i 18-24enni, 53.7% tra i 25-34enni); tra i pochi che promuovono la TV spiccano i 45-64enni (il 3.9% la considera divertente) e gli over 65 (il 9.4% la giudica interessante, il 7.8% formativa), ma tra questi ultimi il 15% bolla l'offerta come volgare.

martedì 27 gennaio 2009

Madre di 81 anni toglie paghetta al figlio 61enne



La parola fine è scritta alle notti brave di quel figlio adorato. Una storia raccontata dal quotidiano "La Sicilia". Protagonista un'anziana madre di 81 anni, stanca del fatto che il figlio di 61 facesse baldoria.
Così la donna ha chiuso i rubinetti, togliendo la paghetta al "pargolo" e le chiavi di casa. Non solo. L'anziana si è rivolta alla polizia di Caltagirone per cercare di "convincere quel testone" di suo figlio a "comportarsi bene con la sua mamma". Un agente del commissariato ha fatto da paciere. Prima ha ascoltato le lagne di mamma e figlio, poi a provato a far riscoppiare l'armonia tra i due. "Mio figlio non mi rispetta - si è sfogata la donna con la polizia, dopo avere lasciato il figlio fuori di casa - non mi dice dove va la sera, e torna tardi a casa. Per punirlo sono stata costretta a togliergli le chiavi di casa e lasciarlo fuori, dopo che aveva fatto ancora una volta le ore piccole. Non è mai contento dei cibi che gli preparo ed ha sempre un motivo per lamentarsi. Così non si può andare avanti". Ha replicato lui: "La colpa non è mia - è stata la replica del figlio della donna - è lei che si ostina a trattarmi male: mi dà una paghetta settimanale troppo modesta, e a me che sono disoccupato quei soldi non bastano. E, poi, cucina veramente male". Per ora, che si sappia, madre e figlio sono tornati a casa insieme, e lui ha riavuto chiavi e paghetta. (FONTE: L'Unione Sarda, 2007)

lunedì 26 gennaio 2009

Su Facebook un gruppo a sostegno dello stupro di gruppo!


Che le donne siano degli esseri umani proprio come gli uomini forse non è una cosa nota a tutti. Che il diritto alla vita, al rispetto siano dei diritti di tutti, donne e bambini compresi, forse è un concetto troppo complicato da capire per altri.

E così da questa incomprensione - ed è strano dato che la lingua italiana è patrimonio culturale della nostra società - questa incomprensione, si diceva, ha fatto sì che il social network più importante di questi tempi, facebook, abbia partorito un figlio illegittimo: un gruppo a favore dello stupro di gruppo.

Ha un solo fan, che tra le tante ne sarebbe anche il fondatore, ma ha già attirato su di sè l'ira di molti, compresa quella di Walter Veltroni, il secondo ad essersi accorto di quanto stava accandendo in rete, dopo la segnalazione di un lettore: «È una vergogna, quel gruppo su Facebook va chiuso», ha detto il segretario del Pd.

Intanto coloro i quali utilizzano il social network per attività di ogni genere, ma pur sempre entro i confini della dignitià, della moralità e del buon senso, hanno iniziato ad attaccare il gruppo con insulti anche molto pesanti: «Sei uno schifo di persona» scrivono.

«E' inaccettabile che su Facebook vi sia una community che si dice fan dello stupro ed è dovere degli amministratori del social network cancellarlo immediatamente». Questa è la dichiarazione di Silvana Mura, deputata di Idv.
«Il fenomeno della violenza sulle donne - aggiunge - è originato in gran parte da stereotipi culturali molto radicati nel tempo. E' necessario dunque impedire ogni forma di pubblicità che possa continuare a rafforzare questi stereotipi. Spetta a chi gestisce il social network vigilare sui contenuti che in esso vengono pubblicati, altrimenti deve essere la polizia postale ad intervenire di ufficio per oscurare qualsiasi contenuto che configuri apologia di reato o istigazione a delinquere».

«È intollerabile che Facebook ospiti gruppi che inneggiano alla criminalità e agli stupri», ribadisce il senatore del Pd Vincenzo Vita. «Senza nulla togliere alla libertà della rete - continua Vita - va detto che Facebook è una comunità specifica che non può non avere sue forme di regolazione. Non è pensabile, quindi, che si possa sorvolare su una vicenda tanto grave».

Roma, teatro di stupri e ingiustizie


Lui la stupra, scappa, confessa e ora è agli arresti domiciliari. Lei viene stuprata, va in ospedale, torna a casa e viene "assalita" dai media che la fanno parlare sostenendo che la conversazione avverrà a telecamere spente, ma lei finisce lo stesso in TV. Ora lei viene descritta come una ragazza in cerca di vendetta. Ma l'unica cosa che vuole è giustizia, proprio come le altre vittime di questi giorni.

Lei che a capodanno stava festeggiando la notte di capodanno come tutti i suoi coetanei. Ma quel ragazzo di 22 anni voleva "continuare la festa" in altro modo. Per questo è stata violentata. Ora il giovane di 22 anni ha confessato di essere sotto l'effetto di stupefacenti e alcol e di averla violentata involontariamente. E la giustizia gli concede gli arresti domiciliari.

«È uno schifo, ma vedi cosa sta succedendo in questi giorni a Roma e tu lo cacci subito fuori?»

Non è la prima e non è nemmeno l'ultima vittima di questi giorni.

Una donna di 40 anni è stata violentata mentre aspettava l'autobus e qualche giorno dopo, cinque ragazzi hanno aggredito una coppia, minacciando lui con un cacciavite e un coltello, legandolo e rinchiudendolo nel portabagagli della sua stessa auto, e violentando lei sotto i suoi occhi, a turno.

La popolazione non ne può più. Ha paura di uscire di casa. Ai microfoni dei telegiornali nazionali dicono di avere paura, di non voler camminare da sole nella notte, di non avere il coraggio di uscire di casa.

E la giustizia risponde così: arresti domiciliari. Un messaggio che di certo non incute timore e non fermerà questa "strage di innocenti".

«Gli chiederei che cosa faceva se l'avessero fatto a sua figlia». Così la ragazza stuprata la notte di capodanno alla Fiera di Roma si rivolge al giudice che ha preso l'assurda decisione.

E intanto c'è chi ci scherza su, mantenendo l'umorismo, e ci sono anche coloro i quali che davanti ad un dramma così forte come le violenze degli ultimi giorni, non ha intenzione di continuare a sorridere ma di agire con i fatti: «Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze, credo che non ce la faremo mai...» ha detto il premier Silvio Berlusconi. Frasi ritenuta offensiva e poco seria dall'opposizione.

Le donne della maggioranza tacciono, mentre Alessandra Mussolini risponde così: «Purtroppo servono tanti soldati perché ci sono troppi brutti uomini».

Intanto c'è chi lavora per portare chiarezza e trovare la risposta al perché quel giudice ha deciso per gli arresti domiciliari. «Ho immediatamente dato incarico al mio ufficio ispettivo di verificare la piena regolarità della decisione assunta», ha detto il ministro della giustizia Angelino Alfano.

E per oggi il prefetto Pecoraro ha convocato sia una riunione presso il comune di Guidonia che il Comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza.

giovedì 22 gennaio 2009

Saldi: esistono veramente?

Siamo già a metà gennaio e sfido qualsiasi lettore a dire il contrario di quanto sto per affermare: la mania dei saldi ci ha letteralmente colpiti in pieno!

Shopping sfrenato, alla caccia del giubbino che era piaciuto tanto ma costava troppo, o a quel pantalone alla moda che "in tempi di pace" non ci si può permettere, o ancora ad una borsa che non posso assolutamente non avere, e potremmo continuare all'infinito.

Ma chi pensava in realtà di entrare in quel negozio, a quell'ora di quel giorno e dover esclamare: "Peccato non averla comprata prima!" Manca la taglia? Il colore? Assolutamente no! Quel prodotto costa semplicemente 10 euro in più già scontato! Ma la risposta potrebbe essere anche di un altro tipo: i prodotti invernali non sono più in negozio e tra gli scaffali ritroviamo magliette, pantaloni, giubbini primaverili ed estivi, addirittura solo con lo sconto del 20% o al massimo, se proprio è il nostro giorno fortunato, del 30%. Merce affiancata già dai nuovi arrivi...

Merce terminata? Anche questa domanda vede chiara e semplice la sua risposta: no, fregatura!

Tutti lo sanno, ma nessuno denuncia! E tutti inesorabilmente vanno via da un negozio o con l'amaro in bocca o con un'ingente quantità di buste. La realtà, però, resta tale!
Da sempre i proprietari di tutti i negozi italiani sfruttano i saldi per vendere capi fuori moda, capi che nessuno ha voluto comprare. Non ha importanza se quel determinato capo risale a qualche anno prima, se è difettoso o sporco.
Da sempre i proprietari dei nostri negozi, per tutto l'anno vendono la merce ad un prezzo quasi accessibile e alla portata di tutti, ma quando la mania dello shopping diventa più viva per colpa de "la febbre dei saldi", come per incanto i prezzi lievitano misteriosamente.
E da sempre quei proprietari la fanno franca e vedono i propri negozi comunque sommersi dalle persone prese in ostaggio dalla voglia di shopping.
Il rimedio per chi non "vuole prendere la fregatura" è molto semplice: verificare i prezzi del capo desiderato prima e durante i saldi, e se è il caso aspettare i saldi primaverili o quelli del prossimo anno: una volta che il capo sarà "fuori moda", state certi che potrete comprarlo anche con pochi spiccioli!

martedì 20 gennaio 2009

Israele si ritira


E pace fu! Almeno per il momento tutto fa sperare in una tregua di lunga durata. Israele si ritira e forse anche entro oggi, grazie al ritmo sostenuto dall'"evacuazione" gli Israeliani potrebbero "lasciare il campo libero".

Hamas canta vittoria. Si sente forte e potente. Ha ottenuto quanto desiderava: «Siamo in una posizione di potere e di vittoria - è la dichiarazione di un portavoce del movimento, tal Mushir Al Masri- Israele imparerà presto che la bilancia del potere è cambiata a favore di Hamas».

Nel frattempo, il ministro degli Esteri Tzipi Livni - che sarà domani a Bruxelles per discutere su come consolidare la tregua con i ministri degli Esteri Ue - si limita ad indicare il numero delle vittime civili: 1.300 morti, di cui almeno 700 civili, e 5mila feriti, e continua dicendo che esse sono «un prodotto delle circostanze», e che per quanto la riguarda «è in pace con se stessa».

venerdì 16 gennaio 2009

Onu e Israele ancora ai ferri corti. Rifiutata la proposta di Hamas


La proposta di Hamas di cessare il fuoco per un anno non ha trovato accogliemento presso le fila israeliane, che stanno premendo perchè ne vengano modificati alcuni punti.

Prima di tutto Israele non è favorele alla tregua di un anno, nè tantomeno lo è per i termini relativi alla gestione dei valichi di confine dell'enclave.

Non risultano migliorati nemmeno i rapporti tra Israele e ONU, anzi, l'ambasciatrice israeliana al palazzo di vetro, Gabriela Shalev ha definito l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite «cinica e piena d'odio» contro Israele.

La diplomatica israeliana si è scagliata contro il fronte anti-israeliano che ha convocato un'Assemblea, con una serie di domande retoriche: «Dove è la condanna dei missili lanciati da Hamas? e dei razzi katiuscia lanciati contro un'infermeria in Israele? dove è la condanna dell'Iran, della Siria e di Hamas?».

Il presidente dell'Assemblea Generale, Miguel D'Escoto Brockmann, ha «rifiutato» le parole della Shalev; mentre alcuni delegati, tra cui l'ambasciatore della Malaysia Hamidon Ali, hanno auspicato l'adozione di una risoluzione alla fine dei lavori, ma a livello ufficiale non è ancora circolato alcun documento.

Intanto si è scoperto che uno dei capi di Hamas, Said Siam, ministro dell'Interno, è stato ucciso giovedì a Gaza da un bombardamento israeliano. Notizia confermata dalla televisione di Hamas Al Quds TV: «Il leader Said Siam, il figlio (Mohammad) e il fratello (Iyad) sono caduti da martiri a Gaza».

Said Siam era uno dei più alti dirigenti di Hamas: colui il quale aveva creato la Forza esecutiva di Hamas, trasformata in seguito in politizia dal movimento, dopo la presa del controllo di Gaza nel giugno 2007.

Era stato accusato da Fatah di aver condotto una feroce repressione contro il partito del presidente Abu Mazen. E' stato, anche, uno degli istigatori del colpo di forza di Hamas che ha avuto la sua conclusione con la presa di Gaza ai danni di Abu Mazen e dei suoi uomini.

Il braccio armato di Hamas ha minacciato di vendicare la morte di Said Siam: «Il suo sangue non sarà versato invano. La risposta ci sarà non con le parole ma con i fatti», hanno annunciato le Brigate Ezzedin al-Qassam, in un comunicato.

In tutto ciò, Israele ha intensificato l'offensiva su Gaza City, dove i combattimenti si concentrano nel centro cittadino, mettendo in grave pericolo di vita anche i cittadini, spettatori-attori innocenti di questo gioco di forza condotto dai due schieramenti.

La guerra non cessa ma la popolazione ha problemi più gravi

Gaza: attaccata sede Onu. Hamas propone un cessate-il-fuoco di un anno

Se il buon giorno si vede dal mattino, allora quello iniziato a Gaza non è affatto un buongiorno. E' da considerarsi il proseguio di uno spargimento di sangue che non risparmia di certo i civili. Anziani, malati, bambini, gente comune insomma, obbligata dalla raffica di spari e bombardamenti ad abbandonare le proprie case e a cercare rifugio altrove. Dove, non si sa!
Nessun posto sembra ormai sicuro nella terra che tutti vogliono, ma che nessuno rispetta. Anche il "palazzo della Stampa" è stato bombardato. Un edificio di 16 piani, usato da agenzie internazionali, dove sono stati feriti due giornalisti.

Palazzo dove erano stati accatastati gli aiuti per un popolo in ginocchio e quella parte della popolazione rimasta senza un tetto sulla testa, destinati ancora a correre al riparo e a trovare un altro rifugio "sicuro".

E proprio in questo tentativo di correre verso la salvezza, una donna che portava con sè una bandiera bianca è stata uccisa da un colpo alla testa.

Il segretario dell'Onu Ban Ki Moon ha definito "oltraggioso" l'attacco, ma i soldati israeliani si difendono sostenendo di essere stati attaccati da Hamas, che avrebbe sparato dall'edificio.

"Delle giustificazioni senza senso", rincara Ban Ki Moon, che chiede l'apertura di un'inchiesta per accertare le dinamiche dei fatti.

E se il ministro della difesa Ehud Barak ammette il "grave errore", il premier difende i militari: "E' assolutamente vero. Siamo stati attaccati dal palazzo, ma le conseguenze sono molto tristi ... me ne scuso personalmente".

Come se queste scuse potessero cicatrizzare i danni fisici e morali subiti!

Oggi il numero delle vittime sale a 1040 e intanto sia a Washington che in Egitto si cerca di stilare un accordo per far terminare l'operazione "piombo fuso" che va avanti da 21 giorni.

Israele chiede che Hamas cessi i suoi lanci di missili contro Israele ed esige anche la fine dei passaggi di armi attraverso i tunnel sotto la frontiera egiziana.

Dal suo lato, Hamas ha proposto un cessate-il-fuoco di un anno in cambio del ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e delle sospensioni del blocco imposto all'enclave.

Il numero due di Hamas, Moussa Abou Marzouk, riferisce che la proposta è stata fatta da una delegazione del movimento alle autorità egiziane durante un incontro al Cairo e ora Hamas attende una risposta dal versante israeliano, che dal canto suo ha espresso delle riserve.

lunedì 12 gennaio 2009

Ancora stranezze....


BIRMINGHAM, Alabama (Reuters) - Vi sentite depressi per la crisi economica globale, siete disoccupati, o state semplicemente cercando un'avventura?
Una piccola isola australiana offre un lavoro "da sogno" e sta facendo annunci in tutto il mondo per trovare la persona giusta.
Si tratta di passare sei mesi immersi nella cultura e nella bellezza della Grande Barriera Corallina dell'isola di Hamilton, promuovendo il turismo di questo luogo con un video-blog.
Le mansioni comprendono il nutrimento dei pesci dell'oceano, la pulizia di una piscina e la raccolta della posta che arriva in aereo, ma anche andare a fare scuba diving, snorkeling ed escursioni e provare almeno 25 resort delle isole vicine.
Per compensare questo 'lavoro ingrato', lo stato del Queensland offre 150.000 dollari australiani (circa 78.000 euro), la sistemazione in una lussuosa casa con tre stanze da letto e il trasporto per andare e tornare dall'isola.
Il lavoro inizia a luglio, non sono richieste abilità particolari o esperienza, e non ci sono limiti di età.
"Stiamo cercando una persona dinamica, carismatica e interessata al mondo delle barriere coralline", ha detto Shana Pereira, direttore regionale del turismo del Queensland.
Il Queensland ha creato questo posto di lavoro come antidoto alla crisi economica globale e sta facendo annunci in 18 paesi tra cui Stati Uniti e Cina, ha spiegato.
I candidati devono inviare un video di un minuto in cui parlano del loro interesse per la Grande Barriera Corallina, un vasto sistema classificato come una delle sette meraviglie del mondo.
"E' un'opportunità così fantastica che vorrei non avere conflitti di interesse per poter fare domanda", ha detto Pereira.


sabato 10 gennaio 2009

Gaza, gli scontri non si fermano e Roma sbaglia offensiva

A Gaza
Non ha provocato nessun effetto la risoluzione approvata la scorsa notte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede una sospensione immediata dei combattimenti tra Israele e Hamas.
Dall'inizio dell'operazione denominata "Piombo Fuso" sono stati uccisi 781 palestinesi , mentre ammontano a più di 3000 i feriti.
Il premier israeliano Ehud Olmert sostiene che non intende cessare il fuoco in quanto le due principali preoccupazioni - come impedire che Hamas torni a minacciare con i suoi razzi i cittadini di Neghev; e come impedire il continuo contrabbando di armi dal Sinai verso Gaza.
Dal canto suo Hamas trova ingiusta la risoluzione Onu in quanto "Mette sullo stesso piano aggressori e aggrediti". Inoltre non essendo stato consultato dall'Onu non si sente nell'obbligo di rispettare la risoluzione. E anche la Jihad islamica ci tiene a far sapere che non intende cessare il fuoco.
Uno spiraglio di luce si era visto ieri pomeriggio, quando israele aveva sospeso per tre ore gli attacchi, anche se Hamas ha continuato a lanciare razzi e ha cercato di colpire con morati il valico di Kerem Shlom, dove stava transitando un camion con aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese.
Intanto in molti sono scesi in piazza per manifestare contro gli attacchi israeliani. La più grande manifestazione si è avuta ad Alessandria d'Egitto.

In Italia
La Federazione lavoratori agro-industria commercio ed affini uniti (Flaica), dirama un comunicato stampa «in relazione alla vicenda Israelo-Palestinese», col quale incita il «boicottaggio degli acquisti nei negozi del commercio di Roma che si rifanno alla comunità Israelitica Romana in segno di protesta e sdegno contro questo massacro riconosciuto e condannato, ormai all'unanimità, dall'intero panorama politico internazionale».
Una presa di posizione "Errata" potremmo azzardare, che ha suscitato l'ira non solo della comunità ebraica romana, ma anche delle più alte cariche del Paese.
Non sono gli ebrei, infatti, che vanno puniti, ma è la guerra a Gaza.
Poi il segretario provinciale del Flaica, Giancarlo Desiderati, tenta un giro di vite che comunque sia non allenta il cappio attorno al suo collo: «Abbiamo solo proposto di non comprare prodotti made in Israele. Non siamo antisemiti». Ma Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, ribatte: «Non è vero. Il loro comunicato è uscito da tre giorni e invitava al boicottaggio delle merci e dei commercianti della nostra comunità. Li denunceremo in base alla legge Mancino per istigazione all´odio razziale».
Non si sono dimostrate meno pesanti le asserzioni rilasciate dal presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi: «Si tratta di una proposta vergognosa che ha un pericoloso sapore di revisionismo storico», appoggiato anche da Cgil, Cisl e Uil di Roma: «Quel volantino è una vergogna. I cittadini, i lavoratori del settore e i commercianti romani sapranno gettare quella cartaccia che inneggia all´odio razziale con il titolo "saldi sporchi di sangue" negli appositi contenitori per la raccolta differenziata».
E ora l'assessore capitolino alle risorse umane, Enrico Cavallari, chiede un altro boicottaggio: «Invito gli iscritti al sindacato autonomo Flaica-Uniti-Cub ad abbandonarlo».

venerdì 9 gennaio 2009

Strane & Curiose



Oggi vorrei riproporvi qualche notizia strana e curiosa che ho trovato girovagando per le "strade del web".... Buona lettura!


(ANSA) - PESCARA, 8 GEN - Intitolare una strada o una piazza dell'Aquila a Mario Magnotta, il bidello piu' famoso d'Italia, morto qualche giorno fa a 66 anni. A chiederlo e' la comunita' di Facebook con un'iniziativa che ha gia' raccolto oltre duemila adesioni via web, il mondo attraverso il quale Magnotta e' divenuto famoso in seguito a uno scherzo telefonico a piu' riprese con false grane relative all'acquisto di una lavatrice. Il tormentone fini' anche in alcune compilation da discoteca.

(ANSA) - WASHINGTON, 9 GEN - E' entrata in ospedale pensando di avere una colica per colpa di calcoli renali, ne e' uscita invece con un bambino in braccio. E' accaduto a una donna in Canada, che ha detto di non essersi accorta di niente perche' il suo periodo mestruale non si e' interrotto ed essendo robusta, non si e' resa conto di essere ingrassata, ne' ha avuto nausee o altri sintomi di gravidanza. Il primo figlio nacque di 7 mesi e la donna lo diede alla luce quasi senza accorgersene mentre era in bagno.



(ANSA) - WASHINGTON, 8 GEN - Un newyorkese che aveva donato un rene a sua moglie, dopo aver divorziato chiede ora di essere risarcito con un mln e mezzo di dollari. Richard Batista, un medico chirurgo di 49 anni, nel 2001 dono' un rene alla moglie malata, che in seguito si riprese. Ma nel 2005 la coppia divorzio'. 'Lei mi schiaffo' in faccia le carte del divorzio mentre ero in sala chirurgica cercando di salvare una vita', ha detto il medico in una conferenza stampa convocata nello studio del suo avvocato.
E' del sito http://notizie.delmondo.info/ la seguente "stramberia":

POMPIERI ABBATTONO LA PORTA SBAGLIATA

Cosa c’è di meglio durante il riposo delle ferie natalizie, che trovarsi la porta di casa improvvisamente abbattuta dai pompieri che nessuno ha chiamato? Forse molte cose, però questo è quello che è successo ad una coppia di Hamilton, Ohio.
Infatti, i vigili del fuoco della città stavano svolgendo un’esercitazione, ma qualcuno ha sbagliato indirizzo, e anziché recarsi presso un’appartamento di proprietà della città, e di prossima demolizione, sono finiti a casa di Mike e Cathy Grosse. Giunti sul posto, hanno fatto tutto come da programma, buttando innanzi tutto giù la porta di ingresso, ma subito dopo si sono resi conto che qualcosa non andava e l’appartamento non aveva l’aria di essere allestito per un’esercitazione, ma regolarmente abitato. Un’ulteriore verifica ha fatto emergere l’errore negli indirizzi.
I Grosse non erano in casa al momento del fatto: la moglie era a fare shopping con i figli, mentre il marito era al lavoro, e sono stati gli stessi pompieri ad avvertirli dell’accaduto, scusandosi ed impegnandosi a risarcire i danni.