sabato 10 gennaio 2009

Gaza, gli scontri non si fermano e Roma sbaglia offensiva

A Gaza
Non ha provocato nessun effetto la risoluzione approvata la scorsa notte dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiede una sospensione immediata dei combattimenti tra Israele e Hamas.
Dall'inizio dell'operazione denominata "Piombo Fuso" sono stati uccisi 781 palestinesi , mentre ammontano a più di 3000 i feriti.
Il premier israeliano Ehud Olmert sostiene che non intende cessare il fuoco in quanto le due principali preoccupazioni - come impedire che Hamas torni a minacciare con i suoi razzi i cittadini di Neghev; e come impedire il continuo contrabbando di armi dal Sinai verso Gaza.
Dal canto suo Hamas trova ingiusta la risoluzione Onu in quanto "Mette sullo stesso piano aggressori e aggrediti". Inoltre non essendo stato consultato dall'Onu non si sente nell'obbligo di rispettare la risoluzione. E anche la Jihad islamica ci tiene a far sapere che non intende cessare il fuoco.
Uno spiraglio di luce si era visto ieri pomeriggio, quando israele aveva sospeso per tre ore gli attacchi, anche se Hamas ha continuato a lanciare razzi e ha cercato di colpire con morati il valico di Kerem Shlom, dove stava transitando un camion con aiuti umanitari destinati alla popolazione palestinese.
Intanto in molti sono scesi in piazza per manifestare contro gli attacchi israeliani. La più grande manifestazione si è avuta ad Alessandria d'Egitto.

In Italia
La Federazione lavoratori agro-industria commercio ed affini uniti (Flaica), dirama un comunicato stampa «in relazione alla vicenda Israelo-Palestinese», col quale incita il «boicottaggio degli acquisti nei negozi del commercio di Roma che si rifanno alla comunità Israelitica Romana in segno di protesta e sdegno contro questo massacro riconosciuto e condannato, ormai all'unanimità, dall'intero panorama politico internazionale».
Una presa di posizione "Errata" potremmo azzardare, che ha suscitato l'ira non solo della comunità ebraica romana, ma anche delle più alte cariche del Paese.
Non sono gli ebrei, infatti, che vanno puniti, ma è la guerra a Gaza.
Poi il segretario provinciale del Flaica, Giancarlo Desiderati, tenta un giro di vite che comunque sia non allenta il cappio attorno al suo collo: «Abbiamo solo proposto di non comprare prodotti made in Israele. Non siamo antisemiti». Ma Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, ribatte: «Non è vero. Il loro comunicato è uscito da tre giorni e invitava al boicottaggio delle merci e dei commercianti della nostra comunità. Li denunceremo in base alla legge Mancino per istigazione all´odio razziale».
Non si sono dimostrate meno pesanti le asserzioni rilasciate dal presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi: «Si tratta di una proposta vergognosa che ha un pericoloso sapore di revisionismo storico», appoggiato anche da Cgil, Cisl e Uil di Roma: «Quel volantino è una vergogna. I cittadini, i lavoratori del settore e i commercianti romani sapranno gettare quella cartaccia che inneggia all´odio razziale con il titolo "saldi sporchi di sangue" negli appositi contenitori per la raccolta differenziata».
E ora l'assessore capitolino alle risorse umane, Enrico Cavallari, chiede un altro boicottaggio: «Invito gli iscritti al sindacato autonomo Flaica-Uniti-Cub ad abbandonarlo».

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