NAPOLI — Il record è di Alessandra, studentessa fuori corso ormai da molti anni: undici esami falsi, tra cui Diritto commerciale, Diritto civile, Procedura civile, Economia politica. Come lei molti altri iscritti alla Federico II, facoltà di Giurisprudenza, avevano comprato gli esami. Avevano cioè pagato i bidelli perché alterassero le «camicie», vale a dire i verbali di esame, aggiungendo i loro nomi a quelli degli studenti che effettivamente avevano sostenuto le prove. Lo scandalo scoppiò l’autunno scorso.
Ieri gli agenti della Digos, coordinati dal vicequestore Antonio Sbordone, hanno perquisito le abitazioni di quattro studenti (tra cui Alessandra) e tre bidelli, sequestrando computer, agende, telefonini. Non sono saltati fuori, però, i libretti universitari, che gli investigatori cercavano per avere la controprova dei falsi. L’inchiesta è del pm Giancarlo Novelli, della sezione reati contro la pubblica amministrazione. Una quarantina gli indagati con le accuse di corruzione e falso, in gran parte studenti. Tutti fuori corso, tutti di età non verdissima, hanno pagato alcune migliaia di euro a esame; le tariffe, è emerso dalle indagini, variavano a seconda del voto. Il meccanismo della falsificazione è quello arcinoto e già accertato nel corso di inchieste analoghe. Il docente, prima di ogni seduta d’esame, riceve dal bidello le «camicie » in bianco; le restituisce al termine della seduta, compilate con i nomi degli studenti esaminati, i voti e la firma. Anziché riportare le «camicie» in segreteria, i bidelli ne sostituivano una, rifacendola da capo e aggiungendo i nomi di uno o due studenti; ovviamente, falsificavano le firme dei docenti.
Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato, alcuni mesi fa, proprio un bidello, che aveva riscontrato anomalie nei numeri di verbale. La Federico II, d’intesa con la Procura, sta ora facendo una verifica su tutti gli esami sostenuti nella facoltà di Giurisprudenza fino al 2006; quelli irregolari saranno revocati.
Alcuni degli studenti che hanno comprato gli esami, è emerso dai controlli, hanno già conseguito la laurea: sarà revocata anche quella. Le verifiche in corso sono più rapide nei casi in cui i professori abbiano propri appunti con le date degli esami e i nomi degli allievi che li hanno superati. Sulla vicenda è intervenuto il preside di Giurisprudenza, Lucio De Giovanni: «Ribadisco che questi episodi indegni sono stati tempestivamente denunciati dalla nostra amministrazione a seguito dei costanti controlli da essa esercitati. Ho poi offerto e continuerò ad offrire all’autorità giudiziaria ogni collaborazione affinché eventuali colpevoli siano giustamente perseguiti. Proprio il fatto che sia stata la nostra Università ad accorgersi di tali irregolarità dimostra quanto sia efficace il sistema di controllo interno a garanzia dei tantissimi studenti onesti». Tra le prove raccolte dagli investigatori ci sono le intercettazioni di alcune telefonate intercorse tra bidelli e studenti: colloqui avvenuti quasi sempre in prossimità delle sessioni d’esame.
Ieri gli agenti della Digos, coordinati dal vicequestore Antonio Sbordone, hanno perquisito le abitazioni di quattro studenti (tra cui Alessandra) e tre bidelli, sequestrando computer, agende, telefonini. Non sono saltati fuori, però, i libretti universitari, che gli investigatori cercavano per avere la controprova dei falsi. L’inchiesta è del pm Giancarlo Novelli, della sezione reati contro la pubblica amministrazione. Una quarantina gli indagati con le accuse di corruzione e falso, in gran parte studenti. Tutti fuori corso, tutti di età non verdissima, hanno pagato alcune migliaia di euro a esame; le tariffe, è emerso dalle indagini, variavano a seconda del voto. Il meccanismo della falsificazione è quello arcinoto e già accertato nel corso di inchieste analoghe. Il docente, prima di ogni seduta d’esame, riceve dal bidello le «camicie » in bianco; le restituisce al termine della seduta, compilate con i nomi degli studenti esaminati, i voti e la firma. Anziché riportare le «camicie» in segreteria, i bidelli ne sostituivano una, rifacendola da capo e aggiungendo i nomi di uno o due studenti; ovviamente, falsificavano le firme dei docenti.
Ad accorgersi che qualcosa non andava è stato, alcuni mesi fa, proprio un bidello, che aveva riscontrato anomalie nei numeri di verbale. La Federico II, d’intesa con la Procura, sta ora facendo una verifica su tutti gli esami sostenuti nella facoltà di Giurisprudenza fino al 2006; quelli irregolari saranno revocati.
Alcuni degli studenti che hanno comprato gli esami, è emerso dai controlli, hanno già conseguito la laurea: sarà revocata anche quella. Le verifiche in corso sono più rapide nei casi in cui i professori abbiano propri appunti con le date degli esami e i nomi degli allievi che li hanno superati. Sulla vicenda è intervenuto il preside di Giurisprudenza, Lucio De Giovanni: «Ribadisco che questi episodi indegni sono stati tempestivamente denunciati dalla nostra amministrazione a seguito dei costanti controlli da essa esercitati. Ho poi offerto e continuerò ad offrire all’autorità giudiziaria ogni collaborazione affinché eventuali colpevoli siano giustamente perseguiti. Proprio il fatto che sia stata la nostra Università ad accorgersi di tali irregolarità dimostra quanto sia efficace il sistema di controllo interno a garanzia dei tantissimi studenti onesti». Tra le prove raccolte dagli investigatori ci sono le intercettazioni di alcune telefonate intercorse tra bidelli e studenti: colloqui avvenuti quasi sempre in prossimità delle sessioni d’esame.
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