mercoledì 15 aprile 2009

La chiamano Tbm, ma si chiama Tor Bella Monaca



ROMA (15 aprile) - Un romano su dieci abita qui a Tor Bella Monaca, periferia est della Capitale. Eppure in certi scorci, tra mura imbrattate, finte palme di plastica e il capolinea del 20express dove dal bus scendono 14 passeggeri tutti stranieri con borsoni stracarichi e occhi tristi, Roma sembra lontana anni luce.

I ragazzi seduti sul muretto del centro commerciale “Le Torri” la chiamano Tbm forse per esorcizzare quel nome che è ancora sinonimo di periferia, degrado, malavita sottosviluppo economico e sociale. Non gli piace quell’etichetta che hanno attaccata addosso da quando sono nati: «Sempre tutti a parlar male di Tor Bella Monaca - dice Mary (Mary con la y)-. Io non credo che qui la situazione sia peggio che altrove. Hanno menato ad uno straniero? Capita qui perché a Tmb ce ne sono troppi». Guai a contraddirla perché «la ragazza - avverte un amico - s’è incazzata». Eppure anche nella notte tra Pasqua e pasquetta c’è stata l’ennesima aggressione a uno straniero. Questa volta di mezzo c'è andato Samba, trentenne senegalese, che adesso è ricoverato al policlinico di Tor Vergata dopo che Mirko, vent’anni e già un ricco curriculum criminale, ha spaccato una bottiglia di Ceres e lo ha colpito al volto togliendogli per sempre la vista a un occhio.

E’ il dodicesimo fattaccio negli ultimi sette mesi. Quasi tutti nella stesso fazzoletto di Roma tra Tor Bella Monaca, Borghesiana, Torre Spaccata. E, infatti, basta attraversare la strada per sentire l’altra campana. Nel parcheggio della Chiesa Santa Maria Madre del Redentore c’è Mildred, 54 anni, originaria dello Zimbabwe e sposata con un italiano da trent’anni: «Ho vissuto qui a Tor Bella Monaca per oltre dieci anni ed è stato un incubo, gli insulti erano quotidiani in macchina, al supermercato - racconta - Abitavamo in una casa del Comune e ci tiravano i sassi alle finestre perché io ero straniera e avevo una casa e gli italiani no. Adesso vivo a Torre Spaccata e a Tor Bella Monaca vengo solo per andare in chiesa. A novembre sono andata via perché la casa è andata distrutta da un incendio. Le cause? Non le so, ma i dubbi sono tanti».

Da quattro anni il parroco è don Riccardo Viel. E ne ha viste di tutti i colori: «Non lo chiamerei razzismo perché qui “Negro di merda” è un espressione all’ordine del giorno. Ma i ragazzi della zona, secondo me, razzismo non sanno neanche che vuol dire. Qui c’è solo tanto disagio. Qui, purtroppo, c’è una deriva culturale e sociale frutto di anni e anni di mancanza di regole. Regole che troppo spesso non sono state date e fatte rispettare dalla società. Ma io sono stato parroco anche al Laurentino 38, e la situazione non era poi così diversa».

Per il presidente del municipio, Massimiliano Lorenzotti 39 anni (Pdl), sono altre le priorità. «Hanno pestato un senegalese in via Mussumeli? Aspetti un attimo» dice al telefono. Subito dopo torna alla cornetta: «No non ci risulta. Comunque i problemi qui sono le infrastrutture - dice sicuro - La gente ha bisogno di strade che non si allaghino. E su questo stiamo lavorando. Gli stranieri? Il problema è di oggi ma la colpa è di una politica troppo tollerante del passato. Questo però non deve giustificare alcun atto di violenza». E ancora: «Ci vorrebbero più forze dell’ordine ma quelle che ci sono fanno un gran lavoro». Non è un caso che i vigili urbani di Tor Bella Monaca siano guidati da Antonio Di Maggio, il comandante che più degli altri è abituato a lavorare con le marginalità sociali. E non è un caso che i carabinieri utilizzino proprio qui gli uomini del Cio, la compagnia intervento operativo del battaglione Lazio.

Oggi da queste parti arriverà il sindaco Gianni Alemanno: «L’aggresione al senegalese non c’entra nulla - spiega ancora Lorenzotti - E’ una visita programmata da tempo perchè adesso il Campidoglio ha attenzione per Tor Bella Monaca. Siamo uno dei municipi che ha ricevuto più fondi nel nuovo bilancio del Campidoglio. Non era mai capitato». Intanto, però, questo municipio con 220mila abitanti ha un solo teatro (diretto tra mille fatiche da Michele Placido) e continua a non avere nemmeno un cinema: per vedere un film devi andare a Frascati oppure nella multisala del centro commerciale Roma Est.Ti giri, lasci alle spalle quelle palazzine imbottite di parabole e sembra di sentire l’unica canzone che parla di Tor Bella Monaca. E’ il rap dei Banda 400: «Roma, la città dove sono nato - Tor Bella Monaca il posto dove so’ cresciuto - Qui dove la gente ti guarda male - E dove spesso la gente c’è finita all’ospedale».

1 commento:

franken ha detto...

ho sentito per caso le canzoni della banda 400 di torbella monaca in cui si parla dei coatti locali che bevono si fanno le canne fanno i prepotenti rubano ecc ecc mi sembra poco educativo questo tipo di canzone , gente vera dicono loro , gente da drizzare o eliminare dico io , vogliamo entrare in europa !! con gente così , vorrei sapere la casa discografica che li sponsorizza e il movimento politico che li appoggia , voglio ridere un po.