sabato 22 novembre 2008

"Ciao Sandro!": è morto Curzi direttore del Tg3


"Ch’io resti col pensiero,che non si estingua mai! E sempre in me sarai, in te sempre sarò" (Giov. Pasc. "A una morta").
E se col corpo ci ha abbandonato, lo stesso non si può dire dei segni indelebili che il grande giornalista, Sandro Curzi, 78 anni, ha lasciato nel modo di "fare giornalismo".
Pensiero espresso anche dal direttore generale della Rai, Claudio Cappon: "Con la scomparsa di Sandro Curzi l'Italia perde un maestro di giornalismo, una voce critica, lucida, coerente". "La Rai perde uno dei suoi protagonisti - continua il direttore - un professionista che ha contribuito a fare la storia dell'azienda che se oggi è ancora un punto di riferimento per gli italiani lo deve anche a lui".


Un cammino, quello di Sandro, intrapreso a 13 anni con il suo primo articolo sull'"Unità clandestina" per raccontare l'assassinio di uno studente da parte dei fascisti repubblichini.
A seguire, nel 1940 contemporaneamente alla sua nomina a redattore del quotidiano della sera romano "La Repubblica d'Italia", diretto da Michele Rago, fonda la Federazione Giovanile Comunista Italiana, con segretario generale Enrico Berlinguer.
La scalata verso la vetta continua con la nomina a capo-redattore del mensile della Fgci "Gioventù Nuova", diretto sempre da Berlinguer; e con l'approdo alla Rai nel 1975, dove dopo qualche anno di "gavetta", fonda la terza rete televisiva della stessa. Nel 1978 è condirettore del Tg3 diretto da Biagio Agnes. Qui scopre Michele Santoro e collabora alla realizzazione del programma Samarcanda.

Ma il vertice lo raggiunge nel 1987 dando al telegiornale un'impronta veloce e aggressiva che da voce alle istanze della sinistra italianam, interpretando gli umori di una crescente insofferenza verso la cosiddetta prima Repubblica.
In un periodo in cui l'Afghanistan era occupata dall'Urss (siamo negli anni '70) il Tg3 viene soprannominato dagli avversari politici "Telekabul".
Ma nonostante la sua linea aggressiva, il Tg3 aumenta di spettatori: da poco più di 300 mila ai 3 milioni del '91.
Comunista si ma anche oggettivista. E quando c'è da andare contro le idee di partito, cambia rotta e dice ciò che è giusto dire, appoggia quelle idee che è giusto appoggiare. Un vistoso esempio è dato dal sostegno dato alle posizioni di Giovanni Paolo II e dalla sua astensione sulla proposta di licenziamento del direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà.
Un uomo come pochi. Un uomo che da sempre ha accompagnato e dall'oltre mondo accompagnerà gli italiani, e ancora più specificatamente i giornalisti, nel loro "lavoro" di ricerca e sostegno della verità. Verso la costruzione "reale" e "oggettiva" dei fatti. Anche se questo, come ci insegna il "maestro", a volte comporta andare contro il nostro "credo politico".
Anche qui, salutiamo con affetto un personaggio che come pochi è riuscito a fare del giornalismo un'arte.
Ciao Sandro!

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